16 luglio 2013

Lo studente di ingegneria, lui si che sa divertirsi

Due studenti in ingegneria passeggiano per l'universita' quando uno dei due dice all'altro, ammirato : "Dove hai trovato quella bici?" Il secondo gli risponde "In realtà, mentre passeggiavo, ieri, ed ero assorto nei miei pensieri, ho incontrato una bellissima ragazza in bici che si ferma davanti a me, posa la bici in terra, si spoglia completamente e mi dice :"Prendi quello che vuoi."
Il primo annuisce e gli dice : "Hai fatto bene, i vestiti sarebbero stati sicuramente troppo stretti."


È un mito oserei dire epico, una figura elegiaca, monumentale, suvvia è l'ingegnere, il termine racchiude un universo di sfiga a sè.
Insieme a vigili, professori, fiamme gialle e chi più ne ha più ne metta, questa categoria professionale è una delle più chiacchierate e criticate in assoluto, non tanto per la sua funzionalità sociale quanto per il periodo di formazione precedente alla laurea. Quei terribili cinque anni di politecnico.

Ecco, vorrei dunque presentare brevemente l'esperienza tipo del giovine studente di ingegneria secondo i più consueti luoghi comuni e chiaramente secondo ciò che ho appreso (con molta sofferenza, credetemi) da amici, colleghi e parenti ingegneri.
Dal momento in cui sullo schermo del loro pc (rigorosamente Windows) appare la scritta: "Ammesso alla facoltà di ingegneria…" il neo-studente in tempi record non è più un semplice studente ma si subito ingegnere.
Conosco ragazzi di 28 anni non ancora laureati alla triennale che, con brillante disinvoltura, quando gli si chiede cosa fanno nella vita, rispondono "sono un ingegnere". Spieghiamo loro che il titolo si assume dopo il raggiungimento non solo della laurea ma dell'esame di Stato. Grazie.
Insomma, dal momento dell'iscrizione in poi, la vita di questi fanciulli cambia radicalmente. Se prima avevano una tenue rigidità, ora divengono organizzatori precisi e scanditi di ogni attività umana. Automaticamente il loro cervello shifta dallo stato mentale di persona normodotata verso lo stato mentale di persona superdotata, assumendo di conseguenza un atteggiamento di snobbismo intellettuale nei confronti di tutti i non-ingegneri. Ma non basta, perché le "discriminazioni professionali" nascono e crescono anche all'interno di questa misteriosa lobbie: l'ingegnere gestionale non è ingegnere - l'architetto è per definizione gay e nullafacente - parassiti dell'universo del politecnico - usurpatori del loro titolo immeritato.
Il genere femminile è considerato come le quote rosa in parlamento, e per consuetudine si tratta di donne con una forte carenza di estrogeni (con eleganza si può dire tutto, non c'è bisogno che entri nel dettaglio).

Lo studente del poli non contempla la possibilità di trovare la parte mancante della mela, perché le mele del Carrefour non combaciano con quelle dell'Eden ed, in ogni caso, vengono (in ordine) prima lo studio, poi tutto cio che di meccanico produce rumore, le serie tv, la tecnologia e un interesse critico per la musica. 
Prima il dovere e poi il piacere? Peggio. Dedizione assoluta e globale alla propria professione, divieto di: alcool, discoteche, ps3 (ps4 tra poco), sport, pasti completi, weekend di relax, e di tutto ciò che può ledere la preziosa concentrazione ed il proprio status di studente modello. Attratti come api sui fiori verso tutto ciò che concerne i loro studi, li vedi uscire dall'Università compiaciuti e lievemente tormentati, come tanti piccoli Mac Gyver, pronti a salvare le sorti del mondo, coscienti delle loro capacità e competenze di gran lunga superiori agli altri esseri umani, così banalmente chiamati.
Per loro l'aula studio è come Tiffany per una donna, vivono, si nutrono, si conoscono, si riproducono, si ammazzano e consumano la loro esistenza nell'aula studio. Non so perché ma quando penso allo studente tipo di ingegneria mi viene in mente il sadomasochismo.
Ed il loro abbigliamento, così scontato, finto trasandato come per dire "Io sono intelligente, ho di meglio a cui pensare, non mi interessa essere figo/a, sono già un figo/a visto quello che studio"per poi sfociare nel peggio del peggio: camicia a maniche corte, pantalone a metà polpaccio, sandalo con gli strappi. Lascio che questa immagine idilliaca illumini per qualche istante i vostri occhi.
Lo studente di qualunque facoltà esistente al mondo esce di casa dice "ciao mamma vado in uni", lo studente di ingegneria dice "vado al poli". Il poli non è un'università è un come un luogo massonico, come un tribunale, lo vedi da fuori e già ti mette ansia di vivere.
Per quanto riguarda invece l'aspetto puramente mentale e caratteriale, che dire, la presunzione al primo posto, loro sanno tutto, sanno come funziona, a cosa serve e sanno perché esiste, e parlo di tutte le cose esistenti sulla terra a parte una: apparato riproduttivo femminile o maschile in base alla tendenza del soggetto in questione chiaramente. Ma, mentre l'uomo manifesta le proprie esigenze sessuali (nel senso che se vede una donna la stupra con il pensiero), la donna fa finta di niente, lei per definizione è l'anti-sentimento, l'anti-relazione. Lei dice di non essere interessata, di non avere tempo, di non volere impegni, così razionale che neanche il ciclo mestruale il 14 agosto con 40 gradi la turba. Ha tutto sotto controllo, sempre. Questo comunque comporta un'acidità inaudita che manifesta sotto forma di radiazioni nucleari a lungo raggio. Inavvicinabile.
Scriverei per ore intere su questo tema, credo che un giorno Piero Angela gli dedicherà una puntata speciale di Superquark.

Ci tengo a precisare quanto segue:
  • questo articolo è assolutamente ironico, non prendetela sul personale altrimenti siete davvero poco smart (Scusa papi se ti ho offeso)
  • ho fatto di tutta l'erba un fascio
  • ringrazio tutti gli amici ingegneri che hanno contribuito a rendere la mia considerazione ancor più rigida a tratti intollerante


"Litigare con un ingegnere è come far rotolare un maiale nel fango. Dopo un po' ti rendi conto che l'ingegnere si sta divertendo". Renzo Piano


by Lei

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