Questo è un articolo assolutamente estemporaneo e scritto di getto, ma per me oggi è impossibile non dedicare almeno un pensiero ad una vicenda importante.
Questa mattina stavo tornando in ufficio e davanti al palazzo di giustizia di Torino c'era un gran via vai di forze dell'ordine e mi sono chiesto quale caso necessitasse così tanta sicurezza, una volta in ufficio me ne ero già dimenticato. Poco fa ho letto un'ansa di oggi pomeriggio: poco dopo le 14:00 sono state condannate in appello 7 persone per l'omicidio di Vito Scafidi, il ragazzo deceduto in quello che per 5 anni è stato il mio liceo, il Darwin di Rivoli (TO).
Io mi ero diplomato da pochi mesi quando un sabato mattina mio padre mi svegliò di botto per dirmi che la mia ex scuola era crollata. La mia prima reazione fu un più che ragionevole "ma non dire cazzate e lasciami dormire", lui invece insistette finchè non mi convinse ad accendere la tv.
Una telecamera inquadrava l'auto blu dell'allora ministro Gelmini che si fermava al fondo di quella salita che avevo percorso a piedi migliaia di volte, attorno alla macchina c'erano giornalisti, ragazzi che sembravano usciti da una scena di un action movie, uno di quelli in cui esplode tutto, ma soprattutto c'erano un sacco di amici, di persone che conosco. Pochi minuti dopo ero lì insieme a qualche mio ex compagno di classe per capire cosa fosse successo con la speranza di trovare tutti quelli che conoscevamo e che ancora frequentavano il liceo. Sapevamo già prima di arrivare che qualcuno era rimasto ucciso nel crollo. Mentre eravamo lì, la Gelmini se ne andò e ricordo che Federico le gridò dietro "Non si può morire così"!
Io Vito non lo conoscevo personalmente, l'avevo visto molte volte e gli avevo venduto ogni tanto qualche prevendita per le feste liceali, ma non ci siamo mai fatti grandi chiacchierate, era uno dei 1000 studenti che andavano lì, uno di quelli che per un motivo o per l'altro non conosci. Vito però oggi è il simbolo di quella scuola, è il simbolo di istituzioni inadeguate e gestioni incapaci. Lui è il simbolo di un sistema che ancora una volta ha fallito. In 5 anni quel soffitto ha scricchiolato tutti i giorni e l'unica cosa che ci sentivamo dire era "ci sono i topi nella controsoffittatura". Grazie a degli scarica barile come questo, oggi ci sono una madre e un padre che piangono un figlio che dal 2008 non c'è più.
Nulla riporterà Vito dalla sua famiglia e dai suoi amici e non esisterà mai una forma di giustizia davvero equa, ma da oggi chi è stato responsabile di questo omicidio inizierà a scontare una condanna e, in un sistema come il nostro, si può dire che Vito abbia ottenuto una grande vittoria. Una vittoria per la vita, pagata con la vita.
Ciao Vito.
Questa mattina stavo tornando in ufficio e davanti al palazzo di giustizia di Torino c'era un gran via vai di forze dell'ordine e mi sono chiesto quale caso necessitasse così tanta sicurezza, una volta in ufficio me ne ero già dimenticato. Poco fa ho letto un'ansa di oggi pomeriggio: poco dopo le 14:00 sono state condannate in appello 7 persone per l'omicidio di Vito Scafidi, il ragazzo deceduto in quello che per 5 anni è stato il mio liceo, il Darwin di Rivoli (TO).
Io mi ero diplomato da pochi mesi quando un sabato mattina mio padre mi svegliò di botto per dirmi che la mia ex scuola era crollata. La mia prima reazione fu un più che ragionevole "ma non dire cazzate e lasciami dormire", lui invece insistette finchè non mi convinse ad accendere la tv.
Una telecamera inquadrava l'auto blu dell'allora ministro Gelmini che si fermava al fondo di quella salita che avevo percorso a piedi migliaia di volte, attorno alla macchina c'erano giornalisti, ragazzi che sembravano usciti da una scena di un action movie, uno di quelli in cui esplode tutto, ma soprattutto c'erano un sacco di amici, di persone che conosco. Pochi minuti dopo ero lì insieme a qualche mio ex compagno di classe per capire cosa fosse successo con la speranza di trovare tutti quelli che conoscevamo e che ancora frequentavano il liceo. Sapevamo già prima di arrivare che qualcuno era rimasto ucciso nel crollo. Mentre eravamo lì, la Gelmini se ne andò e ricordo che Federico le gridò dietro "Non si può morire così"!
Io Vito non lo conoscevo personalmente, l'avevo visto molte volte e gli avevo venduto ogni tanto qualche prevendita per le feste liceali, ma non ci siamo mai fatti grandi chiacchierate, era uno dei 1000 studenti che andavano lì, uno di quelli che per un motivo o per l'altro non conosci. Vito però oggi è il simbolo di quella scuola, è il simbolo di istituzioni inadeguate e gestioni incapaci. Lui è il simbolo di un sistema che ancora una volta ha fallito. In 5 anni quel soffitto ha scricchiolato tutti i giorni e l'unica cosa che ci sentivamo dire era "ci sono i topi nella controsoffittatura". Grazie a degli scarica barile come questo, oggi ci sono una madre e un padre che piangono un figlio che dal 2008 non c'è più.
Nulla riporterà Vito dalla sua famiglia e dai suoi amici e non esisterà mai una forma di giustizia davvero equa, ma da oggi chi è stato responsabile di questo omicidio inizierà a scontare una condanna e, in un sistema come il nostro, si può dire che Vito abbia ottenuto una grande vittoria. Una vittoria per la vita, pagata con la vita.
Ciao Vito.
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