2 dicembre 2013

Mia mamma è il mio capo

Da qualche tempo ho intrapreso la strada dell'imprenditoria aprendo un'attività con l'unica donna che mi abbia mai detto "sei bellissimo": mia madre.

Credevo che questa mossa mi avrebbe consentito di avere molta più libertà, di potermi prendere ferie come e quando volevo, di iniziare a lavorare alle 11:00 per poter dilapidare lo stipendio in vodka e ristoranti. Invece mi trovo in un gulag russo dove lei e solo lei detiene tutto il potere. Sono costretto in un regime di terrore e figure di merda, quelle che solo una madre sa farti fare. 
L'altro giorno avrei voluto che gli dei dell'olimpo mi fulminassero pur di non trovarmi lì:
ero con un cliente pronto a mettere la fatidica firmetta e a staccarmi un bell'assegno, uno di quelli che ti rallegrano la giornata, stava andando tutto a meraviglia, avevo creato quella sintonia che si conclude sempre con lui che si alleggerisce il portafogli col sorriso.
Nulla avrebbe potuto rovinare quel momento... o quasi. Ancora non mi rendevo conto che di lì a poco tutta quella sintonia, creata con ore di chiamate e 8 Gb di email, sarebbe andata a farsi fottere come Sara Tommasi a casa di Guè Pequegno. Stavamo discutendo i termini di pagamento del saldo finale quando un'oscura presenza si materializza alle spalle della mia poltrona, aleggia dietro di me come un dissennatore e interrompe quel magico momento: "ah volevo solo dirti che le mutande che hai messo l'altro giorno, non verranno più pulite"... si gira e se ne va. Cazzo! La mia credibilità era già morta alla parola "mutande", a fine frase la mia autostima era pari all'intelligenza di Lory Del Santo. Non sapevo come riprendere la situazione. Il cliente mi guardava e io guardavo lui. Come spiegargli che quelle mutande non erano sgommate come lui stava certamente pensando, ma si erano macchiate di ruggine sullo stendino? Dirgli una cosa del genere, anche se vera, sarebbe stato come dire "non sono venuto al tuo compleanno perchè mi hanno rapito gli alieni". Nel frattempo nessuno osava proferire parola, se mi fosse scappata, avrei volentieri tirato una mega scoreggia pur di rompere quel silenzio così imbarazzante. L'unica cosa possibile era finire il più in fretta possibile, prendere lo scarico di responsabilità , farglielo firmare e sfancularlo nell'arco di 60 secondi. 

Grazie a dio il suo buon cuore s'è mosso a compassione e, mentre lo accompagnavo alla porta, mi ha messo una mano confortante sulla spalla dicendomi "non ti preoccupare, anche io ho lavorato con mia madre. Ti capisco".

Se mai lavorerete con vostra madre, ricordatevi di lasciare a casa la dignità... almeno potete perderla con una bella sbronza nel weekend.

by Lui


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